L’attivista panafricano Kemi Seba è recentemente assurto all’onore delle cronache perché reo di aver bruciato in pubblico una banconota di Franco CFA, moneta emessa a Francoforte ed usata in quasi tutti i Paesi africani ex colonie francesi, e avente il tasso di cambio fisso con l’Euro. Il gesto simbolico gli è costato la reclusione di 24 ore da parte delle autorità senegalesi su ordine dell’Eliseo.
In realtà le vere motivazioni delle persecuzioni francesi ai danni dello scomodo attivista, particolarmente seguito in tutta l’Africa nera, sono conseguenti al fatto che ha fondato un movimento di massa, che ha come obbiettivo quello di abbattere il sistema monetario CFA, considerato uno strumento di sottomissione economica con cui l’Europa, in particolare la Francia, saccheggia l’intero continente africano, sottomettendo intere popolazioni.
Più precisamente Kemi Seba si batte contro una moneta imposta, il franco CFA, che ha la particolarità di avere un cambio fisso con l’Euro, così da ridurre al minimo i rischi di cambio per le multinazionali che operano nell’Africa nera francese, dove ha corso legale. Il cambio bassissimo e fisso tra Euro e Franco CFA fa sì che le aziende europee, francesi in particolare, possano fare incetta in Africa di materie prime quali pietre preziose, legnami pregiati, petrolio ed uranio pagandole a prezzi stracciati. Oltre a ciò, la libertà economica Africana è azzerata laddove i governi sono impossibilitati a scegliere i partners economici, in quanto nessuno può investire in un paese della Françafrique o commerciarvi senza l’assenso del Ministero dell’Economia di Parigi.
Kimi Seba è nato a Strasburgo il 9 dicembre del 1981 e, dopo aver vissuto a lungo in Francia, nel 2011 si è trasferito in Senegal. Qui è entrato in contatto con alcuni gruppi tra cui il movimento mondiale della gioventù panafricana per gli Stati Uniti d’Africa e l’Afrikan Mosaique, che si distingue per promuovere il ritorno dei migranti nei Paesi africani. E’ diventato poi uno dei leaders del New Black Panther Party e partecipa come opinionista nella trasmissione Le Grand Rendez-vous, uno dei talk-show più seguiti di tutta l’Africa.
“Agli inizi, quando ero solo un nero incazzato e rifiutavo il dialogo con chi non aveva il colore della mia pelle, non disturbavo nessuno. Poi, nel momento in cui le mie tesi si sono raffinate e ho cominciato a collaborare con scrittori bianchi anti-elitari, mi hanno fatto passare per un fascista nero, – racconta Kemi Seba – ma, sinceramente, non credo al concetto di razza: le persone possono avere il colore della pelle diversa, ma, che lo si voglia o meno, i popoli sono diversi fra loro e bisogna rispettarli”.
L’opinionista franco-senegalese, di fronte alla avanzata dei partiti cosiddetti “populisti”, non ha mai evitato di condannare il razzismo di sinistra. “Nell’Ottocento le forze progressiste giustificavano il colonialismo nel nome della civilizzazione delle razze inferiori, oggi invece i cosiddetti anti-razzisti sono i primi a sostenere le guerre in Medio Oriente e in Africa”. Kemi Seba condanna aspramente anche la globalizzazione e il multiculturalismo (“la convivenza arricchisce, ma la coabitazione forzata può portare alla distruzione”): è un forte sostenitore della “remigrazione”, ovverosia il fenomeno che vede il ritorno in patria dei cittadini africani emigrati.
“Supranegritude” è il titolo del suo libro più popolare, in cui sprona l’intera comunità africana all’emancipazione attraverso tre fronti:
1) autodeterminazione;
2) anti-vittimizzazione;
3) virilità popolare.
Illuminanti le parole dell’attivista sul problema monetario e su quanto fondamentale sia per uno Stato avere sovranità totale in ambito economico. Il parallelismo con l’attuale situazione economica in cui versa la maggior parte dei Paesi Europei (tra cui l’Italia) è lampante e dovrebbe far seriamente riflettere sul futuro a cui stiamo andando incontro.
“Nel XXI secolo ogni popolo ha il diritto di possedere una propria moneta. Nel XXI secolo ogni popolo ha il diritto di decidere normalmente sul proprio avvenire politico, e nessun avvenire politico può essere deciso senza un controllo totale sull’economia, ma la nostra economia non è controllata da noi, perchè ci sono delle forze straniere che hanno il controllo sulla nostra moneta al giorno d’oggi. Ci sono forze straniere, come la Banca di Francia, che ha il potere di dire Sì o No sulle decisioni economiche che noi prendiamo.
Questo dimostra che abbiamo una moneta obsoleta!
Questo mostra che abbiamo una moneta che è una monta di servitù!
Questo mostra che abbiamo una moneta che è una moneta di schiavismo!
Questo mostra che abbiamo una moneta che è una moneta di sottomissione!
E bruciare questa banconota è il simbolo per ricordare che, anche se non siamo ricchi, noi vogliamo vivere la libertà nell’incertezza, piuttosto che la schiavitù nella gioia e nell’opulenza!”
Diego Manca
CONDIVIDETEL’attivista panafricano Kemi Seba è recentemente assurto all’onore delle cronache perché reo di aver bruciato in pubblico una banconota di Franco CFA, moneta emessa a Francoforte ed usata in quasi tutti i Paesi africani ex colonie francesi, e avente il tasso di cambio fisso con l’Euro. Il gesto simbolico gli è costato la reclusione di 24 ore da parte delle autorità senegalesi su ordine dell’Eliseo.In realtà le vere motivazioni delle persecuzioni francesi ai danni dello scomodo attivista, particolarmente seguito in tutta l’Africa nera, sono conseguenti al fatto che ha fondato un movimento di massa, che ha come obbiettivo quello di abbattere il sistema monetario CFA, considerato uno strumento di sottomissione economica con cui l’Europa, in particolare la Francia, saccheggia l’intero continente africano, sottomettendo intere popolazioni.Più precisamente Kemi Seba si batte contro una moneta imposta, il franco CFA, che ha la particolarità di avere un cambio fisso con l’Euro, così da ridurre al minimo i rischi di cambio per le multinazionali che operano nell’Africa nera francese, dove ha corso legale. Il cambio bassissimo e fisso tra Euro e Franco CFA fa sì che le aziende europee, francesi in particolare, possano fare incetta in Africa di materie prime quali pietre preziose, legnami pregiati, petrolio ed uranio pagandole a prezzi stracciati. Oltre a ciò, la libertà economica Africana è azzerata laddove i governi sono impossibilitati a scegliere i partners economici, in quanto nessuno può investire in un paese della Françafrique o commerciarvi senza l’assenso del Ministero dell’Economia di Parigi.Kimi Seba è nato a Strasburgo il 9 dicembre del 1981 e, dopo aver vissuto a lungo in Francia, nel 2011 si è trasferito in Senegal. Qui è entrato in contatto con alcuni gruppi tra cui il movimento mondiale della gioventù panafricana per gli Stati Uniti d’Africa e l’Afrikan Mosaique, che si distingue per promuovere il ritorno dei migranti nei Paesi africani. E’ diventato poi uno dei leaders del New Black Panther Party e partecipa come opinionista nella trasmissione Le Grand Rendez-vous, uno dei talk-show più seguiti di tutta l’Africa.“Agli inizi, quando ero solo un nero incazzato e rifiutavo il dialogo con chi non aveva il colore della mia pelle, non disturbavo nessuno. Poi, nel momento in cui le mie tesi si sono raffinate e ho cominciato a collaborare con scrittori bianchi anti-elitari, mi hanno fatto passare per un fascista nero, – racconta Kemi Seba – ma, sinceramente, non credo al concetto di razza: le persone possono avere il colore della pelle diversa, ma, che lo si voglia o meno, i popoli sono diversi fra loro e bisogna rispettarli”.L’opinionista franco-senegalese, di fronte alla avanzata dei partiti cosiddetti “populisti”, non ha mai evitato di condannare il razzismo di sinistra. “Nell’Ottocento le forze progressiste giustificavano il colonialismo nel nome della civilizzazione delle razze inferiori, oggi invece i cosiddetti anti-razzisti sono i primi a sostenere le guerre in Medio Oriente e in Africa”. Kemi Seba condanna aspramente anche la globalizzazione e il multiculturalismo (“la convivenza arricchisce, ma la coabitazione forzata può portare alla distruzione”): è un forte sostenitore della “remigrazione”, ovverosia il fenomeno che vede il ritorno in patria dei cittadini africani emigrati.“Supranegritude” è il titolo del suo libro più popolare, in cui sprona l’intera comunità africana all’emancipazione attraverso tre fronti:1) autodeterminazione;2) anti-vittimizzazione;3) virilità popolare.Illuminanti le parole dell’attivista sul problema monetario e su quanto fondamentale sia per uno Stato avere sovranità totale in ambito economico. Il parallelismo con l’attuale situazione economica in cui versa la maggior parte dei Paesi Europei (tra cui l’Italia) è lampante e dovrebbe far seriamente riflettere sul futuro a cui stiamo andando incontro.“Nel XXI secolo ogni popolo ha il diritto di possedere una propria moneta. Nel XXI secolo ogni popolo ha il diritto di decidere normalmente sul proprio avvenire politico, e nessun avvenire politico può essere deciso senza un controllo totale sull’economia, ma la nostra economia non è controllata da noi, perchè ci sono delle forze straniere che hanno il controllo sulla nostra moneta al giorno d’oggi. Ci sono forze straniere, come la Banca di Francia, che ha il potere di dire Sì o No sulle decisioni economiche che noi prendiamo.Questo dimostra che abbiamo una moneta obsoleta!Questo mostra che abbiamo una moneta che è una monta di servitù!Questo mostra che abbiamo una moneta che è una moneta di schiavismo!Questo mostra che abbiamo una moneta che è una moneta di sottomissione!E bruciare questa banconota è il simbolo per ricordare che, anche se non siamo ricchi, noi vogliamo vivere la libertà nell'incertezza, piuttosto che la schiavitù nella gioia e nell'opulenza!”Diego MancaLuciano Barra Caracciolo Alberto Bagnai Claudio Borghi Aquilini Paolo barnard Giuseppe Povia Claudio Messora Diego Fusaro GIULIETTO CHIESA Paolo Becchi Marcello Foa Mauro Scardovelli – Aleph Umanistica Biodinamica Giovanni Fasanella Paolo Maddalena Vladimiro Giacché Michele Ruggiero Marco Mori Luigi Pecchioli Giuseppe Palma Alessio Farinella Paola De Pin Monica Casaletto Luciano BARRA Caracciolo- http://orizzonte48.blogspot.it/ Sosteniamo Michele Ruggiero Alberto Bagnai: Ministro dell'Economia Goofynomics Claudio Borghi per la Toscana Avv. 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Pubblicato da Diego Manca su Lunedì 4 settembre 2017