Dopo le stoccate di Trump e della nuova amministrazione Americana, dopo i primi annunci di ambienti finanziari che un exit sarebbe vantaggiosa anche al nostro Paese (ma chi lo avrebbe mai detto?), non può certo essere passata inosservata la dichiarazione della Merkel di ieri:
“Per l’Europa è possibile un futuro a due velocità”.
Si tratta di un’affermazione di resa parziale della cancelliera che, per la prima volta, dopo le minacce americane, accetterebbe nei fatti di rinunciare a parte del proprio surplus commerciale, anche quest’anno superiore alla Cina. Fatto che riprova quanto la Germania si sia avvantaggiata da una moneta più debole di quella che dovrebbe avere e ancor più da monete troppo forti in capo ai suoi naturali competitori.
Dalla tedesca, che ha riportato con le sue folli politiche nazionaliste, l’odio tra nazioni in Europa, non ci si poteva attendere certamente di più, ma la dichiarazione segna comunque, ed indubbiamente, la presa d’atto della fine imminente dell’euro. Se anche la Merkel apre a questo, siamo davvero al capolinea. Mediaticamente la frase è importantissima e avrà conseguenze.
Ora però è il momento di creare la coalizione che ci porterà fuori da questo incubo e sappia pensare ai nostri interessi, coalizione di cui noi di Riscossa Italia, certamente proveremo a fare parte, influendo (o almeno tentando di influire) nelle importanti scelte che dovranno seguire in futuro.
La difficoltà principale è che al momento abbiamo uomini della grande finanza internazionale, quelli che ci hanno tradito deliberatamente, ancora al governo.
Uscire dall’euro con Padoan all’economia e Gentiloni alla Presidenza del Consiglio, rischia di essere, per quanto sembri assurdo, addirittura peggio che rimanerci. D’altronde se si esce dall’euro con logiche liberiste e dirette a tutelare i poteri finanziari sovranazionali, l’evasione dalla gabbia sarebbe puramente illusoria. Come un detenuto che evade dalla cella, ma che poi, una volta nel cortile, non riesce a superare il muro di cinta del carcere, così non si va certamente lontano.
In questi giorni la finanza internazionale sta cercando di portare letteralmente via il “malloppo”, esattamente come farebbe un esercito di occupazione in fuga. Prima della deflagrazione dell’euro zona cercheranno di portarci via più ricchezza e potere possibile. Il ventilato bail in del nostro settore bancario, inevitabile senza un rapido exit, potrebbe essere l’ultima rapina ai nostri cittadini, prima della fine dell’euro-incubo.
Il governo lavora in questa direzione purtroppo, lavora per asservirci alla troika anche in modo che nei prossimi mesi il tessuto produttivo nazionale sia ulteriormente spolpato, cosa che ci renderebbe ricattabili anche con la nostra nuova moneta. A dirla tutta questa parte dello scenario mi preoccupa ben più del “bail in”.
I risparmi si possono rendere alla gente anche con un semplice click, quando si detiene nuovamente la sovranità monetaria. Invece se perdiamo la produzione reale non ci sono ricette così banali da mettere in pratica.
Si dovrà usare la massima forza che uno Stato sovrano può esprimere, e non sarà facile avere il consenso politico per farlo, anche per la totale assenza di comprensione sui concetti che stanno a monte di euro ed UE. Per molti è già tanto aver capito che esse sono il male, ma non vedono oltre, non comprendono cosa ci sia dietro. Su questo, giusto ieri sera, ho avuto un eloquente scontro con un Collega “un po’ confuso” su Canale Italia.
Dobbiamo assolutamente prepararci all’uso del bastone contro i mercati, applicando puntualmente la nostra Costituzione che ci consentirà di non averne alcuna pietà, lasciando letteralmente in mutande, tutti quelli che hanno tramato contro gli interessi nazionali.
L’esproprio di pubblica utilità previsto dall’art. 43 Cost. è uno strumento potente, come potenti sono le opportunità che ci da il nostro codice penale.
Se abbiamo perso un’azienda in conseguenza di un delitto contro la personalità dello Stato, per riprendercela, non ci sarà bisogno di alcun indennizzo, sarà sufficiente una confisca.
Ma per fare questo al governo non dovranno appunto esserci questi “signori” proni alla finanza, dovranno esserci persone che sanno il fatto loro. Non dovranno esserci sacerdoti, per ignoranza o interesse, del neoliberismo.
In Italia ci sono persone di livello e competenza sufficiente, sono collocati in vari partiti, è il momento di unirci (si, senza falsa modestia, parlo anche di noi!) e contribuire tutti insieme a liberare il mondo intero dall’ideologia neoliberista. Questo è il passaggio che manca ancora a molti (Trump, Trumpisti e Trumpiani compresi…).
Il neoliberismo è il nemico che ha dato i natali all’UE. Non a caso Riscossa Italia propone di bandirlo, anche con interventi sul codice penale, così come è giustamente stato fatto per nazismo e fascismo! L’attuazione di politiche liberiste dovrà diventare autonoma fattispecie delittuosa.
D’altronde basta leggere i verbali della Costituente per ricordare la storia, furono le politiche liberiste a creare la crisi economica che poi divenne terreno fertile per i nazionalismi. Le ricchezze vanno redistribuite, chi è più bravo avrà di più, è giusto e noi non lo neghiamo di certo.
Il dibattito se il coordinamento, la disciplina ed il controllo dell’economia possa sfociare in un totalitarismo di segno opposto al liberismo è irrealistico e già ampiamente superato.
Noi non siamo contro l’iniziativa privata, motore certo di sviluppo, ma non si può consentire l’estremismo di 5 persone che detengono il 50% della ricchezza mondiale o di un 1% che ne detiene addirittura il 99%. Questa è ciò che non è normale e folle, non quello che proponiamo noi, che peraltro non ci inventiamo nulla, ma proprio nulla, di nuovo.
Il potere economico, se si accentra nelle mani di pochi, diventa potere politico, che non avendo altro fine del profitto privato, travolge e disconosce l’interesse pubblico (Gustavo Ghidini, 1946).
L’individualismo va prudentemente calmierato in nome degli inderogabili doveri di solidarietà politica, economica e sociale di cui all’art. 2 Cost.
Attuare la Costituzione deve diventare il nostro mantra, se seguiamo quel modello sociale ed economico ivi previsto, possiamo guardare al futuro con la speranza che sia davvero migliore.
Avv. Marco Mori – Riscossa Italia, autore de “Il tramonto della democrazia, analisi giuridica della genesi di una dittatura europea” disponibile su ibs
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