La moneta si crea dal nulla.
Affermazione quanto mai ovvia e scontata. Tutti i soldi che avete in tasca sono una creazione umana, non arrivano dai marziani. Da questa semplice considerazione deriva che la quantità di moneta che si vuole immettere in uno Stato è prima di tutto una mera scelta politica.
La tragedia dell’Emilia vede ancora una volta uno Stato impotente che non interviene in alcun modo, lasciando l’aiuto alle popolazioni colpite prevalentemente nelle mani del volontariato. L’assenza dello Stato ha una motivazione molto semplice e giuridica: con i Trattati Europei abbiamo ceduto la sovranità monetaria. Ovvero lo Stato si è spogliato appunto della possibilità di creare il denaro, lasciando tale prerogativa nelle mani di un’autorità indipendente dalla democrazia, ovvero la banca centrale europea.
In virtù di tale scelta criminale, prima che irresponsabile, lo Stato italiano, malgrado disponga di uomini, mezzi e materiali per intervenire in Emilia, sceglie di non utilizzarli. Esattamente come fa più in generale per tutto il comparto pubblico. I territori sono a pezzi, la sanità al collasso, i servizi sono sempre più decadenti. In definitiva non c’è un settore che funzioni, perché non usiamo uomini e mezzi che avremo a disposizione in virtù della scelta folle di privarci della sovranità monetaria.
Le menti più deboli e plagiate della nostra società insorgono quando si parla in questi termini. Dicono che l’emissione di moneta creerebbe inflazione/svalutazione. Parlano ovviamente per bocca della propaganda che proprio così ha giustificato le cessioni di sovranità nazionale in favore di elité sovranazionali. L’inflazione da eccesso di moneta può esistere unicamente quando la domanda supera la capacità produttiva, cosa pressoché impossibile in epoca industriale. L’emissione di nuova moneta nel sistema non determina alcun incremento automatico dei prezzi, che peraltro uno Stato può controllare in mille modi godendo, se sovrano, del potere d’imperio.
Impiegare uomini e mezzi per fare ciò di cui c’è bisogno, ovviamente pagandoli, non può creare alcuna spinta inflattiva. Casomai sono le politiche di austerità europee che rischiano di portare il Paese in una spirale iper inflattiva poiché deprimendo la domanda, finiscono con il far cessare anche la produzione causando fallimenti a ripetizione. Se crolla la produzione, allora sì, che i prezzi rischiano di decollare. Esattamente quanto sta accadendo oggi in Argentina a seguito delle folle misure di austerità imposte dal FMI che hanno portato l’inflazione oltre il 100%. Inflazione dunque causata dalla distruzione della domanda e non da politiche espansive come ancora racconta la propaganda.
In un’economia va immessa la giusta quantità di moneta, né troppa quindi, né troppo poca. Oggi ne abbiamo troppo poca e questo dato emerge proprio dal fatto che non utilizziamo le risorse reali disponibili perché “non ci sono i soldi”. Il settore pubblico deve fare spese fino all’impiego integrale della forza produttiva del Paese, con conseguente raggiungimento della piena occupazione. Non potrebbe essere più semplice di così. Ma le menti di questa generazioni sono così offuscate che diffidano delle soluzioni più semplici perdendosi, da perfetti imbecilli, in calcoli sofisticati (cit. Keynes).
Peraltro in ogni caso quale effetto inflativo dovrebbe creare, nel caso dell’Emilia Romagna, il risarcire chi ha perso tutto dei danni subiti? Ovviamente nessuno…
In riferimento poi al valore della nostra moneta rispetto a quelle degli altri Paesi le politiche espansive non comportano alcun problema. Come sempre ciò che conta è il mondo reale. Se uno Stato produce beni che interessano all’estero chi vuole comprarli dovrà “comprare” anche la sua moneta per acquistarli. In parole povere se si esporta più di quanto si importa il valore della moneta rispetto alle altre valute tende a crescere. Viceversa si rischia una svalutazione se si importa eccessivamente dall’estero elemento che rende ancora più importante una forte presenza dello Stato nell’industria, come accadeva con l’IRI, poiché ci sia un coordinamento ed una strategia industriale ben precisa che ci consenta la necessaria autonomia ed indipendenza.
La morale? I soldi sono uno strumento per scambiare beni e servizi. Ne abbiamo quanti ne desideriamo. La ricchezza invece dipende dalla nostra capacità reale di soddisfare i nostri bisogni di vita. Se non utilizziamo le nostre reali capacità per mancanza di denaro siamo soltanto degli idioti che hanno deciso di diventare schiavi di coloro a cui hanno ceduto la sovranità monetaria.
I membri delle Istituzioni che difendono questo schema o sono ignoranti o sono dei traditori della Patria da processare e questo vale per tutti, qualsiasi ruolo occupino.
avv. Marco Mori