Feb 24

La mia replica difensiva agli esposti subiti per aver denunciato Draghi e il suo ricatto vaccinale.

Pubblico integralmente la memoria difensiva che ho inoltrato in riferimento agli esposti che sono pervenuti per la mia azione di denuncia contro Mario Draghi in merito al vergognoso ricatto vaccinale.

ILL.MO CONSIGLIO DISTRETTUALE DI DISCIPLINA

DEDUZIONI DIFENSIVE EX ART. 50 L. 247/12

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Preliminarmente corre l’obbligo, precisare che l’attività professionale dello scrivente è da sempre immune da qualsivoglia censura di tipo disciplinare. Nonostante ciò, ancora una volta, sono costretto a replicare ad un esposto che nasce dall’ennesimo attacco politico legato alla mia attività pubblica.

La posizione politica dello scrivente, assieme al partito di cui fa parte, ovvero Italexit (fondato dal Sen. Gianluigi Paragone), è di radicale contrasto alle misure che riteniamo incostituzionali portate avanti dall’esecutivo in risposta all’emergenza pandemica.

Tale posizione viene difesa anche nelle sedi di Giustizia, da ultimo con l’azione di attacco frontale verso lo stesso Presidente Mario Draghi, uomo da sempre oggettivamente al servizio di interessi che nulla hanno da spartire con quelli nazionali.

La miglior definizione data nei confronti dell’attuale Presidente del Consiglio resta a mio avviso quella dell’ex Presidente della Repubblica Cossiga che lo qualifico come “vile liquidatore dell’industria pubblica italiana” riferendosi al periodo in cui Draghi, da Direttore del Tesoro, dette avvio alla stagione delle privatizzazioni in Italia (1991-2001). Privatizzazioni i cui immensi danni sono evidenti ancora oggi e che furono volute, sempre secondo Cossiga in favore de “i suoi comparuzzi di Goldman Sachs”, banca d’affari da cui venne puntualmente “assunto” a fine incarico.

Si scrive questo per inquadrare il genere di critica politica che lo scrivente porta avanti in pubblico, critica che ha determinato l’esposto di cui si dibatte. D’altronde se qualcuno ritenesse tali valutazioni illecite sarei ben lieto di confrontarmi sul merito in un dibattimento anche da imputato, come ho dichiarato anche nella mia ultima apparizione televisiva su Canale Italia.

Veniamo poi alla questione dell’atto di denuncia querela nei confronti di Mario Draghi messo gratuitamente a disposizione dei cittadini sul mio sito, che ormai è esclusivamente politico.

La denuncia, devo sottolinearlo, verrà coltivata anche nei mesi avvenire a prescindere da qualsiasi attacco che fosse svolto verso la mia persona poiché si basa su fondamenti giuridici che ritengo, anzi riteniamo, indiscutibili.

Senza dilungarsi come si farebbe in un atto processuale bastano poche considerazioni per spiegare quello che è il mio pensiero, al netto che lo stesso non può essere oggetto di alcun sindacato di natura disciplinare.

La denuncia in sé riporta fatti reali, le conseguenze giuridiche che se ne potranno trarre saranno di competenza della Giustizia che dovrà esaminarla. Analoghe azioni sono peraltro già state attuate dallo scrivente in passato anche con risultati interessanti, a conferma dell’illegittimità dell’operato dei governi in ambito pandemico: https://www.studiolegalemarcomori.it/tribunale-reggio-emilia-dpcm-conte-potrebbero-costituire-delitto-sequestro-persona/

Ad ogni buon conto ed in estrema sintesi vietare ad un cittadino di svolgere il proprio lavoro, dopo l’ultimo intervento normativo per un over 50 il divieto si estende oggi ad ogni lavoro, significa negare il diritto stesso di sussistenza di un individuo. Qualcosa di irricevibile per uno stato di diritto e verso il quale nessun giurista può trovarsi d’accordo, al netto delle opinioni personali sulla situazione pandemica, su cui ogni sensibilità è pienamente legittima.

Parliamo oltretutto di persone sane che potrebbero, attraverso il semplice utilizzo del tampone, dare piena garanzia di sicurezza. Scelta che al contrario del divieto al lavoro consentirebbe di bilanciare i diritti costituzionali tra loro, anziché arrivare ad elevare la salute a vero e proprio “diritto tiranno” idoneo a cancellare tutti gli altri (sul punto cfr. ad esempio all’elegante e recentissima sentenza del Tribunale di Pisa n. 1842/21 depositata il 17 febbraio 2022).

Proprio per tale ragione ho più volte detto e scritto in pubblico (e continuerò a farlo) che un giurista favorevole a queste misure non è degno di svolgere la sua professione, trattandosi appunto di aderire a qualcosa di totalmente irricevibile per una democrazia, come teoricamente dovrebbe ancora essere la nostra.

Il divieto di lavoro, privando i cittadini di quanto necessario a mantenere se stessi e la propria famiglia si configura come una pena di morte indiretta certamente contraria al rispetto della persona umana di cui all’art. 32 Cost. oltre ad essere contrario pressoché a tutti i principi fondamentali dell’ordinamento a partire dagli artt. 1 e 4 Cost.

La totale inefficacia dei vaccini nel prevenire i contagi, nonché l’eguale contagiosità dei vaccinati rispetto a chi non lo è, rendono poi evidente come nel caso di specie non si sia in alcun modo innanzi ad una misura di carattere sanitario, ma ad una scelta politica che punta ad imporre attraverso il ricatto ciò che non poteva essere imposto tramite il diritto.

Se si volesse la sicurezza si imporrebbe piuttosto, come detto, l’uso del tampone per tutti, senza utilizzare legislazioni discriminatorie pubblicate anche in violazione della vigente normativa europea (cfr. Reg. UE 953/2021).

Un trattamento ad approvazione condizionata e con simili effetti collaterali già accertati, oltre che come detto di comprovata inefficacia nel contenere i contagi, non poteva essere reso obbligatorio. Sembra che si sia dimenticato, in punto effetti avversi, che le sole conseguenze tollerabili menzionate dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale sono quelle temporanee, che dunque portano alla guarigione della persona soggetta a trattamento sanitario obbligatorio (sentenza n. 258 del 1994).

Aifa (l’Agenzia Italiana del Farmaco) conta oggi 22 morti correlate alla vaccinazione e oltre 200 morti per i quali non si può determinare alcunché e che secondo il principio di massima prudenza debbono allo stato essere considerati come correlati.

I casi di cronaca drammatici sono noti a tutti, a partire dalla povera Camilla Canepa, deceduta a causa del vaccino al primo open day destinato ai giovani e che avrebbe dovuto portare immediatamente a fermare questa follia collettiva, riconsegnando piena libertà di scelta ai cittadini.

La denuncia penale, che ha avuto una straordinaria risposta da parte della popolazione, messa a disposizione di tutti sul mio sito a titolo totalmente gratuito, è pertanto a mio avviso totalmente fondata.

Il delitto di violenza privata, senza voler approfondire oltre (questa non è la sede per farlo), lo farò nelle sedi di Giustizia, si configura laddove attraverso la violenza o la minaccia si imponga a qualcuno di fare, tollerare od omettere qualche cosa.

Il ricatto lavorativo, come gli altri tipi di ricatto inseriti nei vari provvedimenti, servono dunque ad imporre a chi non vuole, un trattamento sanitario.

Il legislatore può commettere reato anche attraverso l’attività del proprio ufficio la cui responsabilità diretta per il Ministro proponente e per il Presidente del Consiglio è addirittura costituzionalizzata ex art. 89 Cost. “nessun atto del Presidente della Repubblica (…) è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità.

Gli atti che hanno valore legislativo e gli altri indicati dalla legge sono controfirmati anche dal Presidente del Consiglio dei Ministri.

Un esempio vale più di mille parole.

Se domani mattina il Governo emanasse le leggi razziali (e sostanzialmente è proprio ciò che ha fatto) disponendo la condanna a morte di tutte le persone di colore che decidessero di rimanere all’interno del paese nonostante l’ordine di lasciarlo, pensereste ancora che la sola conseguenza di questa ripugnante scelta sarebbe la possibilità di arrivare all’attenzione della Corte Costituzionale?

Ovviamente no.

L’attività legislativa si valuta come ogni altra azione umana, se viola i principi fondamentali dell’ordinamento per un fine illecito e tipizzato all’interno del codice penale, deve determinare la punizione dei responsabili che abbiano commesso con dolo suddetta violazione.

Il caso di specie è identico.

Gli elementi oggettivi del reato sono indiscutibili, si obbliga ad accettare un trattamento sanitario, oltretutto facendolo passare per una scelta spontanea attraverso il consenso informato, dietro la minaccia della perdita del reddito necessario a sopravvivere, senza considerare neppure l’ipotesi di disporre sussidi alimentari per i colpiti dal provvedimento.

L’elemento psicologico del reato è invece addirittura oggetto di dichiarazioni confessorie.

Basta ascoltare le pubbliche dichiarazioni degli esponenti del Governo. Draghi disse in conferenza stampa che era impossibile imporre un trattamento sanitario di farmaci ad approvazione condizionata ad esempio e che pertanto si procedeva in questo modo, ovvero attraverso il ricatto. Oppure le eclatanti e francamente deliranti dichiarazioni di Renato Brunetta circa il costo psicologico di effettuare i tamponi, spiegando con soddisfazione che così le persone avrebbero ceduto. Ma gli esempi si potrebbero moltiplicare visto che il clima d’odio spinto dalle Istituzioni è stato davvero inenarrabile.

Chi ha fatto tutto questo dunque non solo deve essere cacciato (con metodi democratici ovviamente) dalle Istituzioni che disonora, ma dovrà anche essere punito penalmente: questo è e sarà il mio impegno personale e incidentalmente professionale per gli anni avvenire, fino a quando il risultato non sarà raggiunto.

Colgo altresì l’occasione per rammaricarmi sinceramente del comportamento di gran parte dei Consigli dell’Ordine dell’avvocatura italiana, tra cui il mio, per il silenzio serbato negli ultimi due anni sulla sospensione delle principali garanzie costituzionali nel Paese, auspicando che finalmente tutta l’avvocatura prenda netta posizione contro quanto accaduto, non ultimo anche per il vergognoso attacco al diritto di difesa, oltre che al diritto al lavoro, avvenuto con l’obbligo di vaccinazione per l’accesso a Palazzo di Giustizia dei Colleghi over 50 a cui va tutta la mia incondizionata solidarietà.

L’occasione è gradita per porgere i miei più cordiali saluti auspicando sinceramente che queste mie parole spingano alla riflessione e all’azione nel comune amore verso la Costituzione su cui tutti noi abbiamo giurato.

Con osservanza.

Rapallo, 24 febbraio 2022

Avv. Marco Mori