Oggi l’Italia è un paese in guerra. Parte belligerante in quella che si può ampiamente qualificare come la terza guerra mondiale, una guerra economica ma non per questo meno cruenta.
Al posto delle truppe d’invasione il nostro paese è sottomesso a colpi di spread ma l’effetto è, in tutto e per tutto, analogo. Esattamente come farebbe una forza armata straniera anche la finanza ci occupa militarmente ottenendo la nostra sovranità nazionale pezzo dopo pezzo. Nulla rimarrà nel nostro possesso, dalle imprese alle semplici abitazioni. Il nostro paese è in via di smantellamento ormai privato della propria personalità giuridica. Stiamo subendo “atti ostili”.
I nostri governanti non solo si sono arresi allo straniero ma vi collaborano attivamente dichiarandosi pronti a cedere ancor più sovranità (il fatto poi che la cessione della sovranità sia vietata dalla Costituzione neppure viene rilevato). Abbiamo visto una vera orgia di squallide dichiarazioni in tal senso, da Monti a Letta, da Napolitano e Padoan, passando per Renzi l’attuale governatore provvisorio dell’Italia occupata. Il tutto benché il codice penale qualifichi espressamente come gravi reati questi comportamenti (artt. 241 e 243 c.p.). Ma purtroppo per qualche PM, ignorante in tema economico e costituzionale, denunciare tali reati equivale oggi a delirare. La stupidità diventa ogni giorno di più la peggiore delle calamità.
Comprendo bene che per far rispettare la legge servirebbe ovviamente detenere la nostra sovranità, essere ancora padroni a casa nostra. Nessuna legge sarebbe efficace contro un carro armato che occupa una città. Il processo di Norimberga si celebrò dopo la sconfitta della Germania e non prima. Ma ciò non ci manleva dal portare avanti la lotta.
Purtroppo oggi, rispetto ad una guerra “classica”, non vediamo dunque alcuna via d’uscita e questo perché anche l’opinione pubblica, largamente disattivata nelle proprie capacità cognitive dalla propaganda mainstream, non è in grado di percepire l’identità o la consistenza del nostro nemico. Siamo sconfitti, siamo battuti. Eppure, sempre a differenza delle guerre che abbiamo vissuto in passato, non possiamo in alcun modo dichiararci tali presentando una resa incondizionata. Le condizioni dell’armistizio non sono minimamente trattabili. Non abbiamo neppure la sovranità per arrenderci!
La finanza non accetta di arrestarsi davanti al nemico sconfitto, non possiamo cavarcela come avvenne alla fine del secondo conflitto mondiale. Stavolta non è questione di sottostare a condizioni più o meno gravose da cui poi finiremo prima o dopo per rialzarci. Stavolta ci viene chiesto qualcosa di più profondo, ci viene chiesto di sparire per sempre, di autoliquidarci come Stato e soprattutto come Popolo.
A queste condizioni non si può dunque pensare di trovare un accordo di pace che ci consenta, anche solo e semplicemente, di continuare ad esistere. Conseguentemente non possiamo che scegliere una ed una sola via, quella della lotta, fino alla fine, fino all’ultimo uomo. Libertà o morte, perché vivere senza libertà è peggio dell’oblio.
Andiamo avanti! Liberiamo il paese!