Autonomia portami via… qualche leghista oggi sognerebbe un’Italia così:
Fortunatamente oggi il Paese è ancora unito, malgrado l’aggressione che subisce quotidianamente a causa del vincolo esterno che Bruxelles ci impone a nome e per conto della finanza internazionale.
Proprio da qui partono le riflessioni sul referendum per una maggiore autonomia che ieri si è svolto in Lombardia e Veneto. Solo in quest’ultima regione l’affluenza è stata accettabile e ha dimostrato la sofferenza del Veneto, una delle aree più segnate dalla crisi economica. Tale sofferenza però non indirizza il dissenso nella giusta direzione. Autentici analfabeti funzionali (e sono buono sennò dovrei parlare di malafede), come Zaia, affermano che i problemi del Veneto dipendono dalla quota troppo alta di imposte pagate dai contribuenti della regione che finiscono a Roma. Fermo restando che ovviamente le politiche dei trasferimenti fiscali non sono soggette a spazi di autonomia costituzionalmente legittimi (per una rivolta in tal senso si può solo usare la forza), occorre rilevare come oggi certa propaganda suoni tragicamente bene e trovi terreno fertile nell’ignoranza diffusa e indotta.
Tuttavia la realtà è ben diversa, non è da Roma che derivano i problemi del Veneto. La crisi non è una questione di efficienza della spesa pubblica, non è questione di Veneto virtuoso e di Roma ladrona, non è questione di sprechi. Il centro del problema è la quantità complessiva di moneta immessa con la spesa pubblica valutata avuto riguardo al differenziale con il peso fiscale. Mi spiego.
Ciò che ci impoverisce oggi sono le politiche di avanzo primario, ovvero il fatto che lo Stato ogni anno tassi più di quanto spende. Siccome la moneta non cresce nei campi, se lo Stato ci toglie più di quanto entra con la spesa pubblica la differenza non può che venire dalle nostre tasche. Il problema del Veneto, della Lombardia, nonché dell’Italia tutta è che lo Stato tassa più di quanto spende. Non conta come si spende, perché la moneta spesa male circola in ogni caso nell’economia, la moneta spesa male è comunque nel vostro portafoglio. Conta che nel complesso ci tolgono sempre qualcosa, tale schema va avanti senza soluzione di continuità da oltre vent’anni. Quando un cittadino si arrabbia per la pressione fiscale valuta un dato che di per se è totalmente sterile.
Se anche le tasse fossero al 5% ma si proseguisse con politiche di avanzo primario, salvi i vantaggi su investimenti esteri (ma non voglio complicarvi il discorso), comunque noi continueremo ad impoverirci. Sempre perché la moneta non si trova nei campi!
Al contrario con tasse al 90% ma uno Stato che spende più di quanto raccoglie con esse la ricchezza complessiva aumenterebbe. Quello che ci deve interessare è dunque il differenziale tra le poste dare/avere. Ma la il segno più nelle nostre tasche è dato dalla tanta odiata spesa pubblica, essa non è un debito ma il nostro credito!
Ora chi ci chiede di fare sempre avanzo? Roma? Assolutamente no, Roma è un mero esecutore del vincolo esterno. Le politiche di avanzo primario dipendono da Bruxelles e sono imposte dai Trattati Europei che, ad esempio, proprio Zaia e Maroni tanto apprezzano. E allora che diamine serve dire che si è fatto un referendum per una maggiore autonomia, soprattutto fiscale, quando il problema è insito nelle regole dell’euro che il Veneto continuerà ad utilizzare? Non serve a nulla, serve solo a finanziare con soldi pubblici, distraendoli da voci di spesa più utili al cittadino, una demenziale campagna elettorale.
Apprezzerei il Veneto e la Lombardia solo se rivendicassero un’indispensabile sovranità monetaria, benché una regione giuridicamente non possa ottenere autonomia in tale senso. Invece il referendum è sembrato di più uno straordinario sfoggio di ignoranza da parte di tutti i coinvolti e una presa per i fondelli clamorosa a danno del popolo ex sovrano.
Un’ultima osservazione per chi ha fatto poi coincidere, magari a fini elettorali, una richiesta di autonomia ad una d’indipendenza. Osservazione per chi dunque sogna un’Italia come quella della cartina sopra esposta. L’indipendenza di una regione dall’Italia è costituzionalmente impossibile e penalmente rilevante, ergo non può essere attuata pacificamente.
Questo significa che per ottenerla bisogna sconfiggere, secondo la normale dinamica dei rapporti di forza, uno Stato. Chi invoca l’indipendenza sappia dunque che nei fatti spinge il Paese verso una guerra civile, che alla fine altro non sarebbe che l’ennesimo favore al potere economico e finanziario che potrebbe conservarsi e ritornare a guerra finita ad operare come se nulla fosse accaduto. Peraltro è agevole notare come la frammentazione in micro-stati aiuti le multinazionali a preservare il loro potere visto che attenua i normali effetti del pieno esercizio della sovranità nazionale, esattamente come avviene con il federalismo, guarda caso altro cavallo di battaglia di certi analfabeti funzionali. Federalismo che sempre non a caso è amato prevalentemente dai fautori del neoliberismo e teorizzato come arma contro l’ingerenza degli Stati in economia, niente di meno, che da Friedrich Von Hayek.
Per chi dice che negare l’indipendenza è una forma di negazione della democrazia di cui mi vanto di essere uno dei rari difensori, ricordo che il patto sociale per funzionare, perché crei ordine e non caos, per definizione limita la sovranità dentro confini che ad un certo punto della storia, normalmente sempre dopo un conflitto purtroppo, una società ha accettato come base per la sua pacificazione. L’indivisibilità e unità della Repubblica sono uno di questi paletti.
Se l’unità nazionale fosse messa in discussione ogni volta che una decisione non è gradita ad una singola parte del territorio sarebbe il caos. Ma non cercate le ragioni di tale caos nel fatto che la democrazia italiani sia imperfetta, siamo noi ad essere imperfetti ed allora servono compromessi per rimediare a questa imperfezione. Lo Stato deve contemperare gli egoismi umani in cui rientrano anche gli egoismi locali.
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Avv. Marco Mori, autore de “Il tramonto della democrazia, analisi giuridica della genesi di una dittatura europea” disponibile su ibs.
Ma scusi signor Mori non le sembra che dare più autonomia e potere di decisione agli enti locali diminuisca di fatto lo strapotere
ultra-centralizzato di Bruxelles e Francoforte?
Del resto sappiamo che i politici locali se ne vengono sempre fuori con la giustificazione “vorrei ma non posso perchè Roma me lo impedisce” e a loro si accompagnano i politici nazionali con l’altra giustificazione “vorrei ma non posso perchè l’Europa non lo vuole”.
E’ molto più semplice per un cittadino di Vittorio Veneto come di Pizzo Calabro influire sulle decisioni politiche prese dai propri consiglieri comunali che non su quelle prese dai parlamentari che stanno a Roma e ancora meno sui commissari che operano a Bruxelles.
No è vero l’esatto contrario. Parcellizzando la sovranità evapora…
La disintegrazione dell’Ue scatenerebbe «i pericolosi demoni nazionalistici del passato europeo», come teme Guy Verhofstadt, ex primo ministro belga? Gli autori del report di MacroGeo prevedono che non si avrà un’anarchica competizione tra gli Stati-nazione, bensì «l’affermazione di un nucleo centrale geoeconomico intorno alla Germania». Questo sarebbe formato dalla Germania e dai paesi che ne costituiscono la filiera industriale, cui si addice la cultura fiscale e monetaria tedesca. In maniera disarmante, gli autori suggeriscono che, «se l’Italia dovesse dividersi», l’Italia del Nord potrebbe unirsi al gruppo formato da Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e alcuni paesi scandinavi.
Fonte:
“De Benedetti: entro 5 anni l’Unione Europea sarà morta”
http://www.libreidee.org/2017/03/de-benedetti-entro-5-anni-lunione-europea-sara-morta/
Cordiali saluti.
Fabrice
PS della serie: i poteri forti giocano a fare l’euro forte con il classico scopo del “Divide et Impera”!!
Con tutte le conseguenze negative del caso per tutti gli altri!!
Questo è uno dei documenti che, come governo effettivo nato per riempire il reale vuoto di potere creatosi con il decreto Calderoli poi convertito in legge, con il quale è stato abrogato il Regio Decreto 3300 del 1866 relativo all’annessione del Veneto, abbiamo inviato a tutto il mondo, compreso ONU, Croce Rossa Int ecc.
La storia DEVE essere maestra di vita ed è per questo motivo che vi inviamo il presente documento, liberamente tratto da uno dei più alti esempi di pensiero umano che noi, condividendolo completamente, facciamo nostro.
Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto a un altro popolo e assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata e uguale a cui le Leggi della Natura e del Creatore della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell’umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione.
Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati.
L’esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d’un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all’asservimento completo non dissimile dalla schiavitù, allora è loro diritto, è loro dovere disconoscere un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l’avvenire. Tale è stata la paziente sopportazione del popolo veneto e tale è ora la necessità che lo costringe a mutare quello che è stato finora il suo ordinamento di governo. Quella dell’attuale governo della Repubblica Italiana S.p.A. è storia di ripetuti torti e usurpazioni, tutti diretti a fondare un’assoluta tirannia sul suo territorio, in totale dispregio perfino della sua stessa Costituzione e relativa Corte Costituzionale. Per dimostrarlo ecco i fatti che si sottopongono all’esame di tutti gli uomini imparziali e in buona fede.
Il governo, illegittimo e incostituzionale, ha rifiutato di approvare leggi sanissime e necessarie al pubblico bene.
Il governo, illegittimo e incostituzionale, ha fatto ostruzionismo all’amministrazione della giustizia, ignorando l’applicazione perfino di leggi della Repubblica, in molti casi corrette e giuste ma, anzi, emanando leggi fatte ad uso e consumo di “amici e fiancheggiatori”, volutamente ignorando i reali bisogni del popolo.
Il governo, illegittimo e incostituzionale, ha reso i giudici dipendenti solo dal loro arbitrio per il conseguimento e la conservazione della carica, e per l’ammontare e il pagamento degli stipendi.
Il governo, illegittimo e incostituzionale, ha istituito una quantità di uffici nuovi, equitalia, agenzia delle entrate ecc, e mandato qui sciami di impiegati per vessare sempre più il popolo e divorarne gli averi, fino all’ultimo centesimo.
Il governo, illegittimo e incostituzionale, ha mantenuto tra noi, in tempo di pace, eserciti stranieri in armi, e ha reso il potere militare indipendente dal potere civile, e a questo superiore, senza nemmeno informare il popolo, Eurogendfor.
Il governo, illegittimo e incostituzionale, è arrivato al punto di sopprimere la Benemerita Arma dei Carabinieri, da secoli fedele all’Italia, per aderire a uno scellerato patto che ci ha portato in casa un sistema completamente indipendente di polizia e non solo, per essere sempre più libero di schiavizzare il popolo, Eurogendfor
Il governo, illegittimo e incostituzionale, continua con false promesse e mendaci parole, attraverso la sua emanazione sul territorio, Regione Veneto e con i suoi dirigenti asserviti, a tramare per completare l’opera di schiavitù dei veneti.
Noi pertanto, Rappresentanti del Governo della Serenissima Nasion Veneta dela Venesia, Stato dele Venesie, riuniti in Assemblea generale, appellandoci al Supremo Giudice dell’Universo per la rettitudine delle nostre intenzioni, nel nome e per l’autorità del buon popolo del nostro territorio, solennemente rendiamo di pubblica ragione e dichiariamo che: il Veneto è, e per diritto deve essere, uno stato libero e indipendente sciolto da ogni sudditanza alla Repubblica Italiana S.p.A., e che ogni legame politico tra esso e lo Stato Italiano è, e deve essere, del tutto sciolto; e che, come Stato libero e indipendente, abbiamo pieno e riconosciuto potere di contrarre alleanze, stabilire commercio e compilare tutti gli altri atti e le cose che gli stati indipendenti possono a buon diritto fare. E in appoggio a questa dichiarazione, con salda fede nella protezione della Divina Provvidenza, reciprocamente impegnamo le nostre vite, i nostri beni e il nostro sacro onore.
Tale nostra solenne dichiarazione, essendo solo una integrazione del nostro precedente proclama, come detto in apertura, ha valore assoluto e, conformemente alla prassi consuetudinaria del silenzio assenso, sono concessi sessanta (60) giorni per una risposta o eventuale confutazione basata su prove solide e inoppugnabili. Trascorso tale termine senza nessuna notizia, questo documento sarà ritenuto accettato in toto. Nel caso in cui dovessimo subire un attacco armato, sarà considerato un atto proditorio e una dichiarazione di guerra implicita e come tale, rifuggendo noi da ogni e qualsiasi violenza e intervento armato che potrebbe portare danno alla popolazione civile inerme, eleveremo immediata denuncia al tribunale militare internazionale e a tutte le altre organizzazioni internazionali preposte alla salvaguardia dei diritti degli esseri umani.
Caro avvocato, sono d’accordo su molti temi da lei affrontati, ma in questo caso dissento totalmente sull’accusa di “analfabetismo funzionale” rivolto a chi vuole piu’ autonomia per le regioni.
E’ vero che il male principe dell’Italia e non solo, e’ la mancanza della “Sovranita’ monetaria”, da cui dipende il debito pubblico, le tasse sul reddito e tutti gli altri furti che il governo (illegittimo) applica nei confronti dei sudditi!
Ma la “nazione Italia”, di fatto non esiste e non e’ mai esistita, poiche’ e’ stata una forzatura, come l’unione europea … poiche’ ogni regione della nostra penisola ha usi, costumi, lingua, tradizioni e storia molto diverse e come tali rispondono perfettamente alla definizione di nazione, per cui io vedrei la gestione della penisola italica, molto piu’ funzionale se fosse una federazione di regioni/nazioni, sullo stile della Svizzera.
Probabilmente non e’ questo il momento giusto per riorganizzare l’Italia in una federazione, poiche’ prima dovremmo riappropriarci della sovranita’ monetaria, uscire quindi dall’Euro e dall’europa e svincolarci da tutti i vari trattati che ci stanno schiacciando, etc, etc.
Mi rendo conto che l’argomento e’ enorme, quindi la mia breve sintesi puo’ sembrare semplicistica, ma in realta’ credo che non serva una laurea in economia o in giurisprudenza per esprimere il proprio punto di vista su questi argomenti.
Con grande rispetto e ammirazione, cordiali saluti.
Il Veneto subisce negli anni circa 20 miliardi anno di residuo fiscale. È la differenza tra i soldi versati dal Veneto a Roma ed i soldi che Roma restituisce in servizi al territorio. Ti sembra una cosa normale? Sono 4000 euro anno abitante veneto, sono anche 16.000 euro anno a famiglia composta da due genitori+due bimbi, soldi rubati ogni anno ! Questa non è solidarietà! Se ci fosse solidarietà quando in Veneto nel 2011 le ditte hanno iniziato a chiudere ed imprenditori a suicidarsi per tasse folli e crisi , Roma avrebbe dovuto ringraziarci e dire…ora avete bisogno voi di quei 20 miliardi..teneteveli. Invece no..ne vogliono sempre piú..mandano gdf ed ag entrate a far rapine.
Il veneto con 20 miliardi anno di residuo fiscale potrebbe costruirsi 7 pedemontane venete ogni anno(costa 3 miliardi). Invece non abbiamo i soldi per farne una in 30 anni, ce la faranno i privati (facendo un bond americano da 1,5 miliardi) ed i veneti pagheranno pedaggio a vita !
Gent. Mori, sono un suo estimatore, ma qui non sono d’accordo con Lei.
E’ verissimo che i problemi non arrivano da Roma, ma è da Roma che vengono adottate tutte queste misure, in ossequio ai dictact di Bruxelles e dalla banche.
Ora siamo alla frutta, se non anche al conto da pagare per cose, che Roma ha approvato nel corso di 30 anni.
Lei dice che è un errore dividersi? Ma avv.to, lo sa bene anche Lei che lo Stato Italiano è stato costruito, su volontà massonica per accentrare i poteri.
Siamo partiti con l’annessione o, meglio, con lo sterminio di molte popolazioni del sud, per arrivare ad avere un’Italia che è solo un cumulo di genti accumulati dalla stessa lingua, ma profondamente diversi tra loro.
Evito di ripercorrere tutti i passaggi massonici, fino ad ora, in quanto li conosce anche Lei se non meglio di me.
Ora, una piccola nazione che sfocia nel mare e che ha una propria moneta, non penso che sia ricattabile, a meno che non vengano con le armi… Neanche la finanza potrebbe poco e nulla….se anche le banche fossero di proprietà dello stato.
Distintamente.