Il tema del controllo dei contenuti che gli utenti caricano sui social è argomento su cui il mainstream insiste da tempo. L’ultimo colpo arriva a sorpresa (ma fino ad un certo punto) addirittura dal Papa che tuona “a volte i siti sono luoghi tossici” e chiede una vigilanza contro “disinformazione” e “odio”.
Vi ricordo come tutto cominciò. Siamo a fine 2016, la deforma costituzionale voluta da Renzi a nome e per conto di fondi speculativi, da Vanguard a BlackRock, e banche d’affari tra cui ad esempio JP Morgan (tutti gruppi che troviamo anche tra gli azionisti di Pfizer, quando si dice il caso…) viene demolita al referendum del 4 dicembre. Mentre tutto il mainstream era a favore della deforma, la rete, allora ancora completamente libera, ci consentiva di divulgare alla popolazione le vere ragioni dell’azione intrapresa dal governo e di fermarli. Anche senza i media riuscivamo ad avere numeri incredibili in rete ed era assolutamente possibile pensare di riuscire ad incidere alle successive politiche solo attraverso questo strumento, infischiandosene dei media principali.
La reazione del nemico era prevedibile e non si fece attendere venendo annunciata addirittura dal Presidente della Repubblica nel discorso di fine anno (clicca qui per leggerlo). Mattarella evidenziava la necessità di controllare la diffusione di “fake news”, spacciandola come un necessario intervento di difesa democratica, quando in realtà era l’annuncio dell’avvento di un regime sempre più stringente.
La Costituzione tutela la libertà di espressione in ogni sua forma e con ogni mezzo. L’unico limite all’espressione esiste quando la parola diventa uno strumento per commettere un atto illecito. Esprimere un’opinione su un argomento, ma anche raccontare una sciocchezza (guai a chi non difende il diritto di dire sciocchezze!), rientra nell’ambito delle principali libertà costituzionali su cui si basa una democrazia. Stoppare la libertà di espressione quando si afferma qualcosa che non rappresenta le posizioni governative è semplicemente un atto proprio di un regime, che nulla a che vedere con l’interesse della collettività. In sostanza laddove si istiga a delinquere o si diffama esiste un codice penale ed una Magistratura che può occuparsi del caso. Quando invece si bloccano semplicemente i pensieri divergenti, a prescindere dalla loro fondatezza o meno, si rientra a pieno titolo in un regime.
Quello che invocava allora Mattarella e quello che invoca oggi il Papa, nonché tutti coloro che nel mezzo hanno invocato un freno alle “fake news”, ha un solo fine: giungere al consolidamento completo della dittatura finanziaria. La maggioranza è da sempre trainata dal vento del momento che è rappresentato dai media. I cambiamenti radicali sono sempre stati lanciati da pochi individui che attraverso la parola hanno poi raggiunto e indotto le masse a rivedere la propria linea. Ciò che si vuole impedire oggi è proprio che ciò accada, che pochi individui dotati di una capacità critica superiore alla media, possano risvegliare le masse cooptate.
Non a caso in questi giorni ho ricominciato ad utilizzare il sito abbandonando temporaneamente i social proprio perché vi è la necessità di diffondere un messaggio netto che sulle piattaforme private determinerebbe l’immediata censura. Su FB sono stato bloccato per l’ennesima volta per aver condiviso un video contro la lobby di Uber (a riprova ulteriore che la censura è gestita dal potere economico ed in favore di essa), su twitter sono bannato a vita perché non ero allineato sulla covid follia e su you tube sono, per così dire, “attenzionato” per cui è bene lasciare il canale fermo per qualche tempo visto che tornerà poi utile in campagna elettorale, ma sempre con la necessità di limitare e pesare le parole, pena la scure di regime. In pratica su tutte le piattaforme più veloci ed immediate sono estromesso. Ma guardo il lato positivo, scrivere richiede più tempo ed impegno, ma consente un livello di approfondimento ancora maggiore in grado di rendere impossibile al nemico l’abbozzo di qualsivoglia risposta nel merito. A loro non resta che la censura… l’unica arma possibile quando non si ha alcun argomento a disposizione.
Qui la censura non c’è ancora, vediamo se si spingeranno fino a bloccare i siti privati, ma è chiaro che a questo punto dobbiamo spostarci sulle nostre piattaforme dove possiamo dire apertamente concetti blasfemi per il regime come ad esempio che il covid è stato un metodo di governo funzionale a fare un altro passo verso la fine della libertà, che la guerra in Ucraina è stata voluta e provocata dalla Nato e che se non fermeremo le grandi multinazionali, riappropriandoci della nostra piena sovranità a partire da quella monetaria, il destino di tutti è segnato. Qui continuerò a dirlo…
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