Nov 07

Chiacchierando tra amici…. su moneta e Costituzione

Assieme all’amico Fabio Conditi, studioso preparatissimo in temi monetari, abbiamo dato vita ad un dibattito su argomenti di stretta attualità, tra cui i tanto dibattuti metodi di introduzione di valute alternative o simili, ad esempio i minibot. Mentre Claudio Borghi si sottrae ad ogni dibattito sulle proprie idee, che evidentemente devono essere accettate dai suoi seguaci come meri atti di fede, altri invece accettano costruttivi confronti. A voi valutare chi vi sia piaciuto di più e se io abbia o meno ragione quando dico che l’unica soluzione è lasciare unilateralmente l’euro e l’UE senza passaggi intermedi.

 

Fabio – Ciao Marco, è un po’ di tempo che volevo con te affrontare uno scambio di idee su un tema che mi sta particolarmente a cuore, quello del rapporto tra la nostra Costituzione e la Moneta. La nostra Associazione Moneta Positiva da anni sta cercando di analizzare il sistema economico attuale per capire quali sono le cause principali della crisi e trovare soluzioni concrete e realizzabili per uscirne. Abbiamo però scoperto che c’è una relazione piuttosto stretta tra l’attuale meccanismo di creazione del denaro ed il progressivo peggioramento delle condizioni di vita sociale della maggior parte delle persone. In particolare la crisi economica è principalmente dovuta alla grande scarsità di denaro nell’economia reale, aggravata dalle scellerate politiche di austerity che hanno caratterizzato l’ultimo decennio. Sei d’accordo su questo ?

Marco – Certamente. E’ inutile perdersi in calcoli sofisticati. La moneta è uno strumento alternativo al baratto per lo scambio più efficace di beni e servizi, la sua quantità nell’economia è un fatto assolutamente decisivo e la base monetaria deve crescere al crescere degli scambi commerciali. La crisi è dovuta alla rarefazione monetaria nell’economia reale, rarefazione voluta da chi detiene i grandi capitali poiché, rendendo raro ciò che loro hanno in abbondanza (anche perché sovente hanno addirittura il potere di creare moneta dal nulla), acquisiscono una posizione politica con cui imporre le proprie scelte ai governi dei singoli Stati. Sono concetti già noti addirittura ai tempi della redazione della nostra Costituzione, che si pensava dovesse essere una barriera al perpetrarsi di tale situazione.

Fabio – Quindi, siamo d’accordo che per un funzionamento corretto dell’economia, è necessario creare la giusta quantità di denaro, ma anche verificare che questo denaro creato sia utilizzato correttamente. Se il denaro che creo, tanto per fare un esempio “non casuale”, lo utilizzo per alimentare l’industria bellica, non creo certo benessere per i cittadini. Riflettevo però su una questione che spesso viene ignorata o sottovalutata dalla maggior parte delle persone che si occupano di economia, l’importanza di analizzare chi crea il denaro, come lo crea e che utilizzo ne fa. Io come sai ho fatto un intervento su questo tema alla Sala dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati il 4 novembre scorso, ma ovviamente sui giornali questo tema non viene minimamente trattato.

Marco – E’ il tema dei temi. Si parla sempre di soldi o meglio che non ci sono i soldi, ma nessuno si domanda quali siano le regole previste alla base della loro creazione. Le persone non si fanno alcuna domanda, come se il denaro si raccogliesse nei campi. Invece la quantità di moneta esistente in un’economia dovrebbe essere tra le più importanti questioni politiche da trattare, altro che Banche Centrali indipendenti… la propaganda poi spinge a far credere alla gente che la mancanza di moneta sia dovuta agli sprechi, come se i soldi sparissero dopo una transazione. La moneta invece circola e nelle nostre tasche ci sono euro che certamente in qualche passaggio sono stati usati per le più svariate serie di attività illecite, dalla corruzione all’evasione. Eppure noi li abbiamo in tasca e li usiamo per comprare il pane! Ovvio che però tali concetti sfuggano, se non si prende atto che la moneta non è un bene finito, ma uno strumento al servizio della società che si crea dal nulla.

Fabio – Molti non si rendono conto, però, di questo cambiamento epocale, la moneta oggi non è un bene finito, perchè può essere creata dal nulla, ma non è sempre stato così. Inizialmente la moneta era costituita da beni reali di consumo comune, come il grano, da cui deriva la frase “fare la grana”, o come il salgemma, da cui deriva il termine “salario”. Poi dal III° millennio a.c. sono comparsi i metalli preziosi che si sono affermati come mezzo di pagamento, soprattutto con l’avvento della coniazione in monete d’oro e d’argento da parte del “Sovrano” di turno. Ma erano tutte monete “scarse” perché di limitata disponibilità in natura. Per questo si sono “inventati” altri strumenti monetari che facilitassero gli scambi. Le tavolette di argilla della Mesopotamia, i Mamrè della Palestina, le Lettere di Cambio dei Templari, le Note di Banco degli orefici, fino alle banconote delle prime banche, sono tutte monete cartacee che non avevano valore intrinseco, ma erano convertibili in oro, anche se solo per una certa percentuale garantita. La storia dell’umanità è quindi stata sempre caratterizzata dall’utilizzo di strumenti monetari molto diversi tra loro, ma che erano caratterizzati comunque o da un valore intrinseco o dalla possibilità di essere cambiati in beni aventi un loro valore intrinseco. Mentre oggi abbiamo una grande opportunità, visto che la moneta può essere creata senza limiti.

Marco – La storia della moneta dimostra che essa è uno strumento politico e che come tale deve essere gestito democraticamente. Oggi poi, superata la convertibilità aurea siamo ad un soffio dal creare una società più giusta, siamo ad un soffio da realizzare i desideri ed i sogni di Keynes, finalmente liberandoci da quella concezione di società che sembra la parodia dell’incubo di un contabile. Concezione che conviene solo a chi oggi detiene il potere e ci racconta “balle” per mantenerlo. Tra noi ed il sogno c’è “solo” il fascismo finanziario imperante, la sua forza di coercizione e la sua propaganda.

Fabio – Probabilmente ha qualche interesse a farlo ! Da quando Richard Nixon nel 1971 ha interrotto la convertibilità in oro del dollaro, siamo passati improvvisamente da una moneta scarsa perché legata in qualche modo al valore dell’oro, ad una moneta fiat che può essere creata facilmente senza alcun limite, se non la volontà dell’uomo. Questo come diceva Keynes, che aveva già capito in grande anticipo questa potenzialità, avrebbe potuto liberare l’umanità dalla schiavitù monetaria, cioè dalla necessità di trovare le risorse monetarie per aumentare la ricchezza, l’unico limite al benessere di tutta la popolazione, sarebbero state le risorse umane ed ambientali che abbiamo a disposizione. Dopo quasi cinquant’anni da allora, ci ritroviamo in un mondo dove solo una piccola parte della popolazione, che possiamo chiamare aristocrazia finanziaria, si arricchisce sempre di più a scapito di tutti gli altri. Come è potuto accadere ?

Marco – Amaramente mi verrebbe da dire che l’uomo non è poi così capace ad autodeterminarsi e che invece è soggetto con facilità a grandi manipolazioni, l’uomo in definitiva è facilmente circonvenibile. L’affermazione che raccontando una bugia un milione di volte essa diventi verità è dunque corretta. In fin dei conti, nonostante la nostra tecnologia, visti dall’esterno da un’ipotetica civiltà più evoluta, sicuramente sembreremo poco più che cavernicoli. Il nostro assetto socio-economico è preistorico. Chi oggi gestisce il mondo in questo modo, cooptando le masse, non è un genio o un potente, è semplicemente un caso clinico, sono soggetti affetti da gravi disturbi psicotici. Chi pensa che la società non abbia bisogno di trasformazioni radicali per sopravvivere, ha una visione d’insieme che non supera i cinque minuti.

Fabio – Il progressivo aumento di potere dell’aristocrazia finanziaria, soprattutto in Italia, è avvenuto dopo il 1971, quando all’interno del nostro ordinamento sono state effettuate riforme di carattere monetario, che hanno completamente modificato il meccanismo di funzionamento della creazione del denaro e soprattutto i soggetti che ne detengono il controllo. Di fatto abbiamo assistito al progressivo trasferimento del potere di creare il denaro dallo Stato alle banche private, senza che gli articoli della nostra Costituzione potessero difenderci da questa progressiva riduzione della nostra sovranità. In particolare i momenti cruciali di questo trasferimento per me sono stati il divorzio tra il Ministero del Tesoro a la Banca d’Italia, e la privatizzazione della banche pubbliche che detenevano quote di partecipazione in Bankitalia, che hanno trasformato la nostra banca centrale in un soggetto non più controllato e gestito dallo Stato italiano. Queste trasformazioni secondo me sono anticostituzionali, perché hanno reso inattuabile l’art.47 della nostra Costituzione.

Marco – Il divorzio fu, per stessa ammissione di Andretta dalle colonne del Sole 24 circa dieci anni dopo, una “congiura aperta” tra lui e Ciampi. Fatta senza passaggi parlamentari per impedire il dibattito e la formazione del dissenso circa la prima operazione atta a comprimere la nostra sovranità. Il divorzio fu un semplice scambio epistolare, dunque non lo definirei una vera e propria illecita cessione di sovranità. Era possibile tornare indietro, se la politica lo avesse voluto avrebbe potuto imporre in qualsiasi momento alla Banca d’Italia di tornare ad essere la prestatrice illimitata di ultima istanza indispensabile ad uno Stato. Oggi Banca d’Italia non esiste più essendo un organismo totalmente fuori dal controllo dello Stato, ancora in questi giorni abbiamo sentito politici che ne elogiavano l’indipendenza. Cose davvero da far cadere le braccia. Se la Repubblica, proprio ai sensi del citato art. 47 Cost., deve coordinare, controllare e disciplinare il credito è evidente che non può esistere una banca centrale indipendente. Essa è per definizione il controllore e non un controllato! Questo poi è anche l’assetto istituzionale del SEBC, il sistema europeo delle banche centrali, anch’esso indipendente dalla politica, indipendente dalla democrazia, ma dipendente dai grandi poteri finanziari che lo controllano in toto.

Fabio – Un altro aspetto che pochi conoscono è la riserva obbligatoria in contanti che le banche devono depositare in Banca d’Italia per i depositi che hanno, che rappresentano la moneta elettronica che creano. Se quando creo 100 euro di depositi, ne devo avere il 40% da depositare in Bankitalia, è chiaro che ho una capacità di creare denaro dal nulla pari a 2,5 volte, non di più. Questo era il valore di riserva obbligatoria della Banca d’Italia rispetto alla moneta di stato nel 1893, anno di istituzione della Banca d’Italia. Ma progressivamente queste percentuali di riserva obbligatoria sono andate calando sempre di più fino ad azzerarsi. La riserva obbligatoria delle banche private è stata quasi costante nel dopoguerra, variando dal 22,5% del 1946 al 17,5% del 1993. Ma dopo la Riforma Bancaria del 1993, c’è stata una rapida accelerazione che ha portato la riserva obbligatoria al 1% nel 2012. Questo significa che il moltiplicatore monetario per la moneta elettronica bancaria è pari a 100. Questo è il vero motivo della forte instabilità del sistema economico, perché può creare denaro con pochissime garanzie e senza alcun controllo, visto che Banca d’Italia è praticamente controllata da banche private.

Marco – Io sono radicale. Per me i privati non debbono poter creare moneta. Non è un fatto economico ma politico, chi può espandere il credito ha un potere reale sulle democrazie, tale da schiacciarle o comunque condizionarle. Questo era noto ai Costituenti che infatti con l’art. 42 Cost. disciplinavano anche la fondamentale funzione sociale della proprietà, il fatto che essa non finisse accentrata nelle mani di pochi diventando un potere politico. Lo Stato dunque non solo deve avere il controllo completo della Banca Centrale, ma anche il controllo completo del credito. E poi davvero visti gli eventi degli ultimi anni qualcuno può ancora pensare che il controllo del credito non sia un fatto di democrazia? Quando un Ministro dichiara pubblicamente, mi riferisco ad Orlando, che il Parlamento è messo di fronte al fatto compiuto da poteri sovranazionali di natura economica, non democratici, dovrebbe essere spontaneo domandarsi come sia stato possibile arrivare a tanto. La risposta è facile, perché la Repubblica, in difformità dell’art. 47 Cost., non controlla il credito.

Fabio – E noi siamo radicali come te, le banche private non possono creare denaro dal nulla. Il problema è come riuscire a riformare il sistema monetario, ma ci arriviamo. Leggendo il tuo libro, ho scoperto che durante la scrittura della Costituzione, la discussione sul modello economico è stata piuttosto accesa ed intensa, perché i nostri padri costituenti si sono posti il problema di quale modello economico favorire e di quali norme prevedere perché si potesse realizzare. Erano consapevoli del rischio connesso ad un eccessivo potere da parte dell’economia finanziaria rispetto all’economia reale ?

Marco – Accesa nel senso di ricca di spunti. Ma fu assolutamente univoca, le voci di dissenso al modello economico poi inserito in Costituzione erano praticamente nulle. Il liberismo era considerato superato già nel 1946! Era individuato come causa scatenante della seconda guerra mondiale, la pace e la democrazia potevano mantenersi solo con uno Stato che controllasse, coordinasse e disciplinasse l’economia. Giganti come Aldo Moro, Gustavo Ghidini, Giorgio La Pira, Giuseppe Dossetti, ad esempio, hanno spiegato benissimo questi concetti nei verbali dell’Assemblea Costituente. In merito poi alla finanza la Costituzione ha fatto di più che sfavorirla rispetto all’economia reale. In realtà l’ha resa un fatto illecito, l’art. 4 Cost. è chiarissimo. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. La speculazione è dunque bandita, ma Stati privi di sovranità non sono in grado di fermare il grande capitale internazionale perché non dispongono più di un sufficiente potere d’imperio.

Fabio – In realtà, contrariamente alle intenzioni dei nostri padri costituenti, oggi possiamo dire che l’economia finanziaria ha avuto la meglio sull’economia reale. Per dimostrarlo bastano solo due semplici dati : i mercati finanziari valgono circa 1.000.000 di mld di dollari, mentre la somma dei PIL di tutti gli Stati del mondo sono solo 75.000 mld di euro, ma soprattutto l’1% della popolazione più ricca possiede il 50% della ricchezza che c’è al mondo, mentre il 70% della popolazione più povera deve sopravvivere con solo il 3%. La causa è da ricercare nel fatto che il meccanismo di creazione del denaro è attualmente quasi esclusivamente in mano a banche private, che sono controllate solo da una piccola parte della popolazione. Infatti attualmente noi usiamo tre tipi di moneta per i nostri scambi: le monete metalliche, le banconote e la moneta elettronica bancaria. Le monete metalliche vengono create dallo Stato, ma solo per lo 0,3% di tutta quella che usiamo, quindi è trascurabile. Le banconote sono create dalla BCE, ma prestate solo al sistema bancario, che ce le presta a sua volta creando però dal nulla anche la moneta elettronica bancaria. In questo modo la moneta che riceviamo in prestito dal sistema bancario è pari al 99,7% di tutta la moneta che usiamo e ci paghiamo continuamente interessi!

Marco – In Procura della Repubblica individuano reati in contesti molto più complessi di quello che hai appena elegantemente descritto. Eppure il profondo impatto criminale di questo sistema viene quotidianamente ignorato, l’illecito è diventato lecito per consuetudine. Torniamo a quanto Ti dicevo prima, l’umanità, vista da fuori, sembra ancora alla preistoria, siamo davvero ridicoli. Alla fine anche il potere di questi pazzi oggi al timone del mondo è completamente effimero, sono mortali, la loro vita è un soffio nell’eternità che nessuno ricorderà mai. Esistenze sprecate, fanno solo pena, sotto tutti i punti di vista. Basterebbe un popolo con un filo di conoscenza in più per spazzarli via per sempre.

Fabio – Quello che manca è una conoscenza approfondita dei temi monetari, molte persone ancora pensano che chi crea il denaro lo può fare perché ha l’oro ! Ora, visto che la moneta ha oggi solo un valore convenzionale, le persone devono capire che il soggetto che crea la moneta, ha un potere enorme, perché dà valore a qualcosa che non ce l’ha, sia esso un disco di metallo, un pezzo di carta od una cifra digitata su un conto corrente elettronico. Se vogliamo possiamo anche dare un nome “costituzionale” a questo potere, chiamandolo “potere monetario”, in analogia agli altri tre poteri dello Stato, che sono i poteri esecutivo, legislativo e giudiziario. Come mai i nostri padri costituenti, così attenti alle ripercussioni economiche del loro lavoro, non hanno mai citato questo potere in Costituzione, né hanno provato a regolamentarlo ?

Marco – Lo hanno fatto in realtà. Intanto l’art. 1 assegna la sovranità al popolo, o meglio ne dichiara la sua appartenenza. La sovranità riguarda ogni aspetto della società ergo anche la moneta che non poteva diventare prerogativa unicamente privata. L’art. 47 Cost. poi altrettanto chiaramente assegna alla Repubblica il controllo del credito, che come detto è incompatibile con l’assenza di sovranità monetaria. Anche ex Giudici della Consulta, di quella Consulta ancora non composta in maggioranza da politici, sono chiari sul punto. Pensiamo solo a Zagrebelsky e al suo riconoscimento espresso del ruolo essenziale che ha la Zecca in uno Stato e dell’assurdità dell’idea che gli Stati possano fallire. Lo possono fare solo se hanno ceduto oppure non esercitano appieno la propria sovranità. Sul testo della Costituzione hanno comunque pesato gli accordi di Bretton Woods del 1944. Solo in pochi sanno che fu proprio l’Assemblea Costituente a ratificarli nel 1947, ma lo fece con grande rammarico e disappunto. I nostri Padri erano consapevoli che si trattava di una follia, di una cessione di sovranità agli USA, e tramite essi in definitiva alla finanza che già li controllava completamente allora. L’accettazione di tale cessione fu valutata nei verbali della Costituente come obbligata allora poiché l’Italia, appena sconfitta in guerra, non aveva la forza militare per opporsi. Nonostante ciò comunque scrissero un capolavoro, la Costituzione del ’48 è in grado di consentirci oggi il riscatto della sovranità in ogni momento.

Fabio – Sono d’accordo e fortunatamente il popolo italiano ha dimostrato, con il NO al Referendum Costituzionale di Matteo Renzi, di essere ancora molto legato alla nostra Costituzione. Però secondo me c’è comunque un lacuna che andrebbe colmata, perché il potere monetario non è stato sufficientemente regolamentato e blindato. Dobbiamo fare una campagna per una riforma costituzionale davvero necessaria, che chiarisca una volta per tutte di chi è la proprietà della moneta all’atto della sua emissione e quali sono gli Organi dello Stato deputati alla sua creazione e gestione. Si può anche usare una legge ordinaria, ma la moneta dovrebbe essere creata da un Organismo pubblico, democratico, trasparente e indipendente, sia dalle banche che dal Governo, in modo da evitare conflitti di interessi. Una sorta di Ministero della Monetazione, con norme chiare che ne devono regolare il funzionamento ed il controllo, perché il potere che ha è forse superiore agli altri tre poteri dello Stato. Inoltre è necessario inserire in Costituzione norme che impediscano la creazione del denaro dal nulla da parte di soggetti privati che non siano soggetti al diritto pubblico e riportare la Banca d’Italia sotto il completo controllo dello Stato. La sua indipendenza è anticostituzionale, perché un Stato che non esercita la propria sovranità monetaria non è uno Stato.

Marco – Il contesto è quello che ti ho descritto, più che una lacuna furono impossibilitati ad essere più espliciti in quel momento. Una riforma dell’art. 47 Cost., nell’esplicitare l’appartenenza della sovranità monetaria al popolo in modo più chiaro, è comunque auspicabile e mi trovi d’accordo sul punto. Purtroppo i governi degli ultimi anni hanno fatto esattamente l’opposto, cercando di annullare la portata dell’art. 47 Cost. attraverso il crimine del pareggio in bilancio inserito nell’art. 81 Cost. Prova ad immaginare una società che nasce fin dal principio con il pareggio in bilancio, sarebbe la miseria più assoluta. Nessuno potrebbe avere risparmi perché ogni anno lo Stato obbligherebbe i cittadini a riconsegnare tutta la moneta emessa nell’economia attraverso la spesa pubblica. Appunto a proposito di preistoria…

Fabio – C’è un aspetto dell’analisi delle attuali norme nazionali e comunitarie, sul quale abbiamo una visione diversa anche se comunque condividiamo lo stesso obiettivo finale. Di chi è la sovranità monetaria oggi tenuto conto dei Trattati Europei e dell’euro ?

Per rispondere è necessario prima chiarire alcune definizioni all’interno dell’Eurozona :

– “Signoraggio” è l’insieme dei redditi derivanti dall’emissione di moneta, che spetta al titolare della sovranità monetaria.

– “Sovranità monetaria” è sicuramente il diritto o potere da parte di uno Stato di creare moneta, in linea con le sue scelte di politica economica e monetaria.

– “Politica economica” l’insieme delle scelte e dei programmi di un Governo nazionale per la realizzazione di obiettivi definiti politicamente rilevanti dai poteri costituzionali competenti. Si distingue in politica fiscale e politica monetaria.

– “Politica monetaria” è l’insieme degli strumenti, degli obiettivi e degli interventi adottati dalla BCE, all’interno dell’Unione, per modificare e orientare la moneta, il credito e la finanza, al fine di raggiungere obiettivi prefissati di politica economica, di cui la politica monetaria fa parte.

Ora la sovranità monetaria è sicuramente dello Stato italiano, non solo perché lo dichiara la Banca d’Italia, ma anche perché è confermato dal signoraggio che viene ripartito dalla BCE alle BCN, che poi lo girano allo Stato. Le politiche fiscali sono sicuramente di competenza esclusiva degli Stati, ma le politiche monetarie sono di competenza esclusiva della BCE all’interno dell’Unione (art.3 comma 1 punto c del TFUE). Le politiche economiche sono di competenza degli Stati membri, che “coordinano le loro politiche economiche nell’ambito dell’Unione” (art.5 comma 1 del TFUE), ma hanno però ceduto l’esclusiva delle politiche monetarie alla BCE. Solo che la BCE opera in aperto contrasto con gli obiettivi delle politiche economiche degli Stati.

Marco – Si questa è l’unica nostra differenza. Purtroppo i Trattai europei, scritti certamente da criminali, ma criminali assai scaltri, hanno assegnato integralmente le politiche monetarie ed economiche all’UEM, la competenza esclusiva dell’UE sul punto è sancita dall’art. 3 TFUE. Qualsiasi tentativo di esercitare la sovranità monetaria, con qualsiasi forma, da parte di uno Stato membro comporterebbe l’immediata e violentissima reazione di Bruxelles. Pensa che addirittura gli Stati che ancora non hanno aderito all’euro potrebbero essere obbligati in ogni momento a farlo, ad eccezione della Gran Bretagna che con un protocollo a parte ha espressamente voluto escludere tale possibilità. Faccio una battuta, pensare di poter esercitare oggi la sovranità senza reazioni dall’UE è come pensare che i nazisti avrebbero potuto consentire ai partigiani di costruire fabbriche di armi senza reagire. Non è possibile. L’uscita da questa gabbia è un fatto quasi militare e non giuridico. Lo Stato che vuole riprendere la sua sovranità deve nell’ordine fare le seguenti mosse minime ed indispensabili:

a) preparare un piano industriale che garantisca i beni e servizi indispensabili ai cittadini fin dalle prime fasi post exit, con conseguenti nazionalizzazioni massicce (consentite ex art. 43 Cost.) e progettazione di una spiccata autarchia economica, specie nei mesi successivi all’exit;

b) la completa nazionalizzazione del credito, dunque non solo il controllo della Banca Centrale, ma la nazionalizzazione dell’intero sistema bancario con confisca dei patrimoni presenti nel nostro Paese intestati a banche, assicurazioni e finanziarie. Beni ricordiamolo che costituiscono solamente il profitto di delitti e dunque confiscabili senza alcun problema giuridico;

c) solo completati i preparativi per attuare contestualmente i passi delle lettere a) e b), preparativi che andrebbero fatti ben prima di andare al Governo, è possibile procedere con l’uscita unilaterale dall’euro e dall’UE con lo strumento del decreto legge.

Voglio essere molto chiaro, l’exit può portare alla guerra, ma nonostante ciò è impossibile tirarsi indietro, il rischio di una guerra è infatti preferibile alla certezza assoluta del suo verificarsi. Infatti rimanendo in questa gabbia il finale è già scritto, la storia si ripeterà il liberismo porterà alle conseguenze già viste nel secolo scorso, è inevitabile.

Se si tentasse di utilizzare qualsiasi strumento atto a riconsegnarci un briciolo di sovranità monetaria l’UE chiuderebbe rapidamente le nostre banche creando uno stato di pressione tale da far cadere qualsiasi governo che si volesse cimentare in questa avventura, senza avere pronti tutti gli strumenti per lasciare l’eurozona, in poche giorni se non addirittura ore. Peraltro lo abbiamo visto già fare in Grecia. Questa strategia può essere utilizzata sole se avessimo già tutto pronto, ma trovassimo politicamente preferibile farci buttare fuori anziché uscire unilateralmente. Questa è una scelta che potrei anche condividere per logiche di influenza sull’opinione pubblica dei Paesi a noi vicini.

Fabio – Noi seguitiamo a pretendere il rispetto rigoroso dei Trattati, soprattutto perché individuano obiettivi concreti che in questo momento non sono rispettati. Secondo noi è la BCE che deve adeguarsi, perché deve sempre rispettare l’art.127 comma 1 del TFUE, dove, fatta salva la stabilità dei prezzi, deve contribuire alla crescita economica equilibrata ed alla piena occupazione stabiliti dall’art.3 del TUE. Mario Draghi non può dichiarare come ha fatto poco tempo fa, che l’unico suo obiettivo è la stabilità dei prezzi, cioè inflazione vicina al 2%, che comunque non sta raggiungendo.

Marco – No. Non accadrà, il sostegno economico da parte di BCE avviene appunto solo subordinatamente alla stabilità dei prezzi, anzi proprio il citato art. 127 TFUE subordina testualmente addirittura pace e benessere alla stabilità, il rimando all’art. 3 TUE è eloquente. I trattati sono un crimine, dentro di loro non c’è alcuna via di uscita. Se eserciteremo la sovranità monetaria senza essere pronti alla reazione della banca centrale europea ci faremo semplicemente schiacciare come formiche. Senza piano industriale pronto dopo pochi giorni oltre ai bancomat chiusi ed ai sistemi di pagamento bloccati, rischieremo anche di non avere più il cibo. Questa è l’amara realtà. Questo ha determinato la resa di Tsipras, il fatto di non aver chiaro che non sono le soluzioni tecniche a poterci salvare, ma solo l’esercizio brutale del potere d’imperio proprio di uno Stato.

Fabio – Su questo siamo d’accordo, se lo Stato italiano non crea una alternativa valida al sistema di pagamento bancario, facciamo la fine della Grecia. Ma una forza politica che aspira ad andare a governare, deve avere il consenso dei cittadini, e in questo momento una posizione “rigida” come quella che prospetti è largamente minoritaria nel paese. So che abbiamo una posizione diversa su questo, ma non sono incompatibili, perché serve sia il poliziotto “buono” che quello “cattivo” !

Da una analisi approfondita e rigorosa dei Trattati Europei e delle norme che regolano il nostro Stato, noi ci siamo convinti che in realtà lo Stato ha ancora buona parte del suo potere, avendo trasferito a Commissione Europea e Banca Centrale Europea, solo alcune funzioni monetarie, ma non le più importanti come la sovranità monetaria, che è strettamente legata a quella fiscale. Gli Stati hanno mantenuto buona parte dei propri poteri, ma probabilmente la Germania ha preteso che l’Italia si “spogliasse volontariamente” del suo controllo del sistema monetario, attraverso il divorzio Tesoro-Bankitalia e la privatizzazione delle banche pubbliche, che ha determinato la cessione delle quote della nostra banca centrale. Ma queste modifiche non sono irreversibili e possono essere ripristinate.

La nostra proposta è quindi quella di utilizzare tutti gli strumenti che abbiamo, senza violare i Trattati, per mettere in crisi il sistema e rinforzare il potere dello Stato sulle questioni economiche e monetarie :

– controllo totale dello Stato su Banca d’Italia;

– un sistema di banche pubbliche importante, senza pretendere di nazionalizzarle tutte;

– un sistema di moneta fiscale denominato SIRE, che gira in un circuito diverso da quello bancario, gestito dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, realizzato sia in versione metallica, cartacea che in versione elettronica, ed utilizzabile con carte di credito fiscali, bonifici fiscali, ecc… In questo modo siamo indipendenti dal sistema bancario, ed in qualunque momento il SIRE può cambiare nome in LIRE ed essere dichiarato a corso legale.

Nel frattempo prepararsi allo scontro ed all’uscita dall’euro. Ma sono convinto che in quel caso sarebbero loro ad imporci di uscire, perché l’Italia sarebbe troppo competitiva. Questa nostra azione ha anche un’altra funzione non meno importante, quella di aumentare la consapevolezza delle persone sul fatto che il potere è ancora in mano allo Stato ed indirettamente anche nostro, basta eleggere rappresentanti che facciano il nostro interesse, e non quello delle banche e dei banchieri. In questo senso una campagna per introdurre il potere monetario in Costituzione, sarebbe per noi importante.

Comunque ritengo anche necessaria la tua azione di denuncia dei politici e delle istituzioni che hanno tradito la nostra Costituzione, perché si spera sempre porti qualche autorità non complice a esprimersi su questi veri e propri “delitti alla democrazia”. Ma ritengo necessario ragionare anche su proposte concrete e realizzabili che non spaventino le persone e che le convincano a sostenere un eventuale Governo che abbia l’intenzione finalmente di fare i loro interessi. Per questo è importante far conoscere quali spazi giuridici hanno gli Stati per riaffermare la propria sovranità. Altrimenti i cosiddetti poteri forti seguiteranno ad “interpretare” sempre i Trattati come pare a loro, pretendendo il rispetto rigoroso delle norme a loro vantaggio e trascurando tutte le altre. Dobbiamo denunciarlo …

Marco – Non ci sono questi spazi, purtroppo. L’exit è, come Ti ho detto, un fatto di forza, di rapporti di forza. Serve l’esercizio del potere d’imperio dello Stato nella sua completezza. Finché non esiste l’esercito europeo siamo in condizione di farlo, dopo l’exit non sarà più un fatto quasi militare, ma un fatto militare in toto.

Fabio – Io sono ottimista, anche perché loro non molleranno mai, ma noi neppure. Grazie Marco, in fondo condividiamo gli stessi obiettivi, abbiamo solo idee diverse su come raggiungerli, ma in realtà servono entrambi. Sono come il bastone e la carota …

Marco – Grazie a te, da parte mia posso solo dirti che mi auguro di avere torto marcio! E che Bruxelles ci consentirà di prepararci adeguatamente, concedendoci i necessari margini di manovra, prima di colpirci.


Avv. Marco Mori, autore de “Il tramonto della democrazia, analisi giuridica della genesi di una dittatura europea” disponibile on line su ibs.it